Secondo i rapporti presentati dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) e dal WFP (Programma alimentare mondiale) al Consiglio di sicurezza Onu, pubblicati il 29 luglio 2016, nella Repubblica Centrafricana, 2 milioni di persone sono ancora alle prese con alti livelli d’insicurezza alimentare: il 50% della popolazione è livello 3 della scala Ipc (Scala di Classificazione integrata della sicurezza alimentare) o peggio.
La Repubblica Centrafricana esce da un lungo periodo di guerra che ha avuto il suo periodo più violento dal 2013 al 2015, e che è la causa di questa insicurezza alimentare «distruggendo le colture, il bestiame e le infrastrutture agricole, perturbando i mercati, provocando masse di sfollati, creando paura e incertezza su come soddisfare le esigenze future, danneggiando il capitale umano e contribuendo alla diffusione di malattie» hanno spiegato il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, e la direttrice esecutiva del Wfp, Ertharin Cousin.
Affrontare la fame può dare un contributo significativo alla costruzione della pace.
I Paesi post-conflitto con un’alta insicurezza alimentare hanno una probabilità del 40% di ricaduta nel conflitto in un periodo di 10 anni, se i livelli di fame non vengono affrontati.
Ad oggi, nella Repubblica Centrafricana, c’è bisogno di iniziative che promuovano la ripartenza delle coltivazioni e dei mercati locali.