Terrore e violenza giovedì 15 novembre in Centrafrica, nella città di Alindao, dove uomini armati hanno incendiato e saccheggiato il centro della Diocesi – che da anni ospita sfollati – uccidendo secondo una prima stima oltre 40 persone, tra cui il vicario e un altro sacerdote, don Blaise Mada e don Celestino Ngoumbango.

Alindao si trova lontano dalle missioni dei Carmelitani, a più di 500 km di distanza, dunque rassicuriamo e ringraziamo le tante persone che ci hanno contattati: i missionari Carmelitani in Centrafrica stanno bene e non sono stati coinvolti.

L’attacco è stato compiuto dalle forze ribelli a maggioranza musulmana ex Seleka del generale Ali Darassa , capo dell’ UNION POUR LA PAIX EN CENTRAFRIQUE (UPC), in risposta all’uccisione di un musulmano per mano dei rivali Anti-Balaka, gruppi locali organizzati in autodifesa della città. Ancora una volta è la popolazione indifesa a pagare il prezzo più alto: il bilancio ufficiale parla di 42 vittime, ma sono state segnalate centinaia di case saccheggiate e bruciate, dunque il numero è purtroppo destinato ad aumentare: “Aiuto alla Chiesa che soffre” ha stimato almeno 100 morti. Diverse foto dal Centrafrica arrivate tramite whatapp testimoniano l’incendio del campo di sfollati,  della cattedrale, dell’episcopio e – addirittura – alcune vittime arse vive. Nuovi contatti telefonici non sono possibili perché ad Alindao i ripetitori sono stati distrutti.

Dunque la situazione è molto grave, tra morti, feriti e sfollati. Medici Senza Frontiere sta gestendo una risposta di emergenza nel suo ospedale. L’organizzazione è anche preoccupata per l’accesso alle cure delle persone che sono fuggite nei boschi.

Il Vescovo Cyr-Nestor Yapaupa, SMA,  guida spirituale della diocesi di Alindao, da anni travagliata a causa dei ribelli che controllano con violenze la strada tra le città di Alindao e Bambari, ha organizzato l’evaquazione della popolazione verso la più sicura capitale Bangui.

Mentre scriviamo, padre Federico Trinchero ci dà notizia: «Spari anche all’episcopio di Bambari».