Bouar – S. Elia 8.3.2014
Carissimi fratelli e sorelle,
finalmente questa mia circolare può portarvi nuove notizie più rassicuranti delle precedenti. Da gennaio a questa parte ci sono stati cambiamenti notevoli, con un ritorno graduale verso la normalità, pur con degli ostacoli che perdurano. La novità assoluta è cominciata con le dimissioni e la partenza del Presidente di transizione, Michel Djotodia, il 10 gennaio, seguito ormai dalla maggior parte dei mercenari Seleka, partiti per lo più verso il Ciad. I primi a partire dalla nostra zona sono stati quelli di Bozoum. Anche se queste partenze non sono state indolore. A Bouar la loro partenza, il 21 gennaio, è stata ordinata, ma chi ha fatto le spese del loro passaggio sono state soprattutto le missioni dei Cappuccini di Bocaranga e Ngaoundaye.
Se da una parte si poteva tirare un sospiro di sollievo pensando al ritorno della pace, dall’altra, purtroppo, non è stato del tutto così: le file degli anti-balaka (un miscuglio di auto-difesa, ex militari e banditi…) si sono ingrossate a vista d’occhio. Armati per lo più di fucili artigianali, hanno cominciato a prendere di mira i musulmani (alcuni colpevoli di collaborazionismo) soprattutto per potersi impadronire dei loro beni. È quello che è successo a Bouar. Prima ancora della partenza dei Seleka, hanno cominciato a saccheggiare i loro negozi e poco per volta anche le loro case. La maggior parte dei musulmani sono stati obbligati a partire e a rifugiarsi nel vicino Camerun.
Nei momenti di maggior tensione, attorno al 20 gennaio, gran parte della popolazione di Bouar si è rifugiata nelle missioni. Anche a S. Elia abbiamo avuto per una settimana 1775 rifugiati, ai quali sono venuti in soccorso gli organismi dell’ONU per le cure mediche e i viveri. Ogni giorno pregavamo davanti al Santissimo Sacramento esposto, presenti moltissimi bambini, che al termine della preghiera sembravano non voler più smettere di cantare e… di danzare! Al passaggio successivo di alcuni gruppi di Seleka in fuga, c’è stata un’altra ondata di rifugiati, ma solo per due o tre giorni.
La missione di Baorò ha dovuto accogliere più di 3500 rifugiati, fra cui 500 famiglie di musulmani, minacciati di morte. Mi trovavo là, con questi rifugiati, quando, ormai andati via i Seleka, che assieme ad altri musulmani avevano incendiato e ucciso, sono arrivati gli anti-balaka che han cominciato a loro volta a uccidere chi non si era rifugiato o chi tentava di uscire, cominciando il saccheggio sistematico di negozi e case. Le forze africane della Misca, arrivate per fortuna il giorno prima, non potevano far altro che guardare e presidiare la missione. Quando ho tentato, il giorno seguente, di raggiungere Bossemptelé, tutta la strada era invasa da anti-balaka armati, che chiedevano soldi. In più la mia vecchia auto ha pensato bene di metter fine al suo servizio, impedendomi di proseguire…
Finalmente, i musulmani rifugiati di Baoro, dopo oltre un mese sono partiti in Camerun. Anche presso il nostro seminario è rimasto un gruppo di pastori mbororo, ai quali sono state rubate le vacche, che dovrebbero presto andarsene. Attualmente, con l’arrivo dei francesi dell’operazione Sangaris, tutte le persone armate sono come sparite, anche se continuano i furti. Invece a Bangui, come in altre zone, continuano le violenze e la nuova Presidente di transizione, Catherine Samba Panza, ha fatto appello ai Caschi blu. Per questo al nostro convento del Carmel di Bangui, gran parte dei rifugiati, arrivati sino a 10.000, non possono ancora ritornare alle loro case. Dappertutto le scuole stentano a ripartire, a parte quelle private. Naturalmente si attendono i salari.
Dopo uno sguardo alla situazione generale, veniamo ad altre notizie riguardanti la nostra vita. Vi avevo accennato a P. Vojtech, che ha potuto assistere la mamma in Repubblica Ceca, prima che mancasse, e accudire per un certo tempo il papà, anch’egli ammalato. Ora è tornato fra noi per occuparsi dei novizi, che al loro rientro dal Camerun, dove lo avevano accompagnato a dicembre, si erano trovati in difficoltà, a causa degli scontri tra anti-balaka e Seleka. Insieme abbiamo trascorso serenamente il Natale, continuando la tradizione carmelitana di far passare Gesù Bambino di cella in cella.
Gli altri giovani postulanti, aspiranti e pre-aspiranti animano la vita in convento, occupandosi nei corsi di formazione e nelle attività di manutenzione, dell’allevamento dei maiali e dell’orto. Qui si nota l’arte provetta di P. Stefano : sotto la sua direzione rifiorisce il deserto ! Tutti i Padri sono impegnati nell’insegnamento in casa e al seminario di Yolé, dove P. Lionello e P. Vojtech assicurano la direzione spirituale. P. Marcello ha cominciato a seguire da quest’anno il gruppo di ragazze della « Gioventù Teresiana » (di S. Teresa di Lisieux), che sono al Collegio Tecnico di Maigaro, a una ventina di chilometri da Bouar.
Come iniziativa quaresimale, ogni settimana partecipiamo a un incontro biblico, tenuto da P. Vojtech presso le Suore Clarisse.
Un avvenimento importante da ricordare è la visita fraterna, ai primi di febbraio, del Vicario Generale dell’Ordine, P. Emilio Martinez, accompagnato dal P. Provinciale, P. Marco Gazzoli, fra Claudio e da P. Domenico, Delegato Generale del Camerun. Grazie a Dio è stato possibile visitare tutte le nostre missioni del Centrafrica, dopo la visita a Yaounde, in Camerun. P. Emilio ha voluto farsi interprete della sollecitudine del P. Generale, P. Saverio Cannistrà, e di tutto l’Ordine, frati monache e secolari carmelitani, che ci sono stati particolarmente vicini con la preghiera, l’affetto e anche qualche aiuto. Noi li ringraziamo di cuore. P. Emilio ha passato prima due giorni a Bouar (S. Elia e Yolé), poi due giorni tra Baoro e Bozoum, con una sosta dalle suore carmelitane di Bossemptelé. A Baorò ha incontrato i Padri e le suore carmelitane impegnati con i rifugiati. Grazie a un aereo delle Nazioni Unite, gli ospiti hanno raggiunto Bangui per passare un pomeriggio al Carmelo, anch’esso particolarmente affollato, prima di raggiungere l’aeroporto e prendere il volo per l’Europa. Solamente in questa occasione si sono trovati in mezzo a degli scontri che hanno destato paura. P. Emilio, oltre al ricordo della visita, si è portato con sé due boccioli di rose bianche, che alcuni giorni dopo ha voluto offrire, a nome dei Carmelitani e dei rifugiati del Centrafrica, al Santo Padre Francesco. «Questi mettili sulla mia scrivania», ha detto il Papa al suo assistente.
P. Domenico, dopo la sua visita a Bouar, dove ha incontrato i tre novizi camerunesi, ha fatto rientro in Camerun: il Vicario Generale ci ha tutti esortati a continuare la collaborazione tra le due Delegazioni.
Grazie alla situazione più calma, pur con un certo ritardo, abbiamo accolto con gioia l’amico Enrico Massone, che è venuto per un mese a dar man forte a P. Renato nel lavoro urgente della risistemazione della pista di accesso al seminario della Yolé. Innanzitutto ringraziamo il Signore e la protezione della Madonna: un anno fa Enrico era caduto dal ponteggio e si era fratturato una clavicola. Non solo poteva andare peggio, ma la guarigione è stata come miracolosa. Per ben due volte Enrico, con la moglie Elisabetta, si sono recati al santuario di Lourdes! Il lavoro più importante è quello del rifacimento dei ponti, così da renderli più robusti. Un grazie particolare all’associazione Siriri di Praga, che per prima ha risposto generosamente al nostro appello per il finanziamento dei lavori.
Infine, rivolgo un invito a tutti a pregare per il nostro Capitolo Provinciale, che si celebrerà a partire dal 6 maggio a Bocca di Magra (Sp). È un momento di verifica per tutta la nostra Provincia ligure, oltre al fatto del rinnovo delle cariche. Tutta la missione è grata al P. Provinciale e ai confratelli e consorelle, religiosi, laici che ci sono stati vicini, direttamente o indirettamente. Così pure ringrazia tutti gli amici e benefattori della missione, senza dimenticare il P. Anastasio, P. Davide, Aurelia e Claudia della Procura missionaria di Arenzano.
Anch’io sono tra coloro che partecipano al Capitolo Provinciale, assieme a P. Aurelio e P. Maurice. Perciò dalla fine di aprile sino all’8 luglio mi troverò in Italia. Il mese di aprile è previsto che lo trascorra alla missione di Bozoum, per sostituire il parroco P. Aurelio, che prende il suo congedo, più che meritato!
Poiché siamo in cammino verso la Pasqua, ne approfitto per porgere i miei fraterni auguri, invocando su tutti voi, le vostre comunità e famiglie, la benedizione del Signore.
P. Marcello