Come procede la costruzione del convento a Bangui? Cosa manca ancora? Sono alcune delle domande di chi segue con interesse questa importante casa religiosa, opera di diverse maestranze locali e di volontari. Mario, Marco e Manuel (qui soprannominati “3M”) si sono passati il testimone (o meglio la chiave stringitubo) in una staffetta tra idraulici partiti dall’Italia per portare il loro contributo fattivo, insieme ai muratori Enrico e Alessio, fianco a fianco con P. Aurelio, che, nel sottotetto ha ultimato il passaggio dei cavi della linea elettrica principale, fino alla telefonata (per conto del Papa!) che l’ha chiamato a una nuova Missione.

I tetti sono coperti e i falegnami si sono occupati del posizionamento delle inferriate di protezione alle finestre del piano terra. Una ditta africana sta costruendo la torre per l’acqua potabile, attinta da una pompa solare. Quattro cisterne garantiranno una riserva di 24.000 litri di “oro blu”. Giovanni Vezza, elettricista che da quando è in pensione “lavora più di prima” come volontario, sta ultimando l’impianto elettrico. Prima di fare i sottofondi dei pavimenti, bisognerà testare che non ci siano perdite nei tubi dell’acqua… Per la posa delle piastrelle, a Bangui, grazie a un amico libanese, abbiamo conosciuto dei piastrellisti di origine egiziana.

Il convento ha preso forma. Studiato per essere una porta aperta per i giovani centrafricani che vorranno incontrare Gesù, è ampio e accogliente. La distribuzione degli spazi è funzionale alla vita comunitaria. Gli archi di mattoni a vista richiamano alla tradizione dei chiostri monastici, seppure siano senza decorazioni. Ora si tratta di renderlo abitabile. E c’è già chi ci chiede: quando sarà l’inaugurazione? Diciamolo a bassa voce: entro l’anno! Aiutateci ancora per finalizzare l’opera iniziata.