Cari amici di Gesù Bambino,

auguri di tanta salute, gioia e serenità.

In Santa Teresa d’Avila era forte il desiderio di cooperare alla salvezza delle anime. Lei stessa narra nel libro della sua vita il desiderio di andare fin da piccola con il fratellino Rodrigo in terra di missione. È noto come i due bambini una mattina uscirono di casa e s’incamminarono veramente verso la direzione dove credevano fossero i mori, ma uno zio li incontrò lungo la strada e furono così ricondotti a casa. Divenuta monaca le giungevano le notizie di missionari che si spingevano a oriente e a occidente per annunciare il Vangelo. Nel monastero di S. Giuseppe è particolarmente toccata dai racconti di un missionario francescano tornato dalle Indie (oggi sud dell’America). Fra Alfonso Maldonado riferiva come milioni di anime si perdevano per mancanza di educazione religiosa.

Il 12 dicembre 1971, nel nostro storico convento di Sant’Anna a Genova, auguravamo il buon viaggio ai quattro confratelli in partenza per l’avventura della nostra missione centrafricana. Si realizzava un sogno da lungo tempo atteso, al quale, affascinato dagli scritti della nostra Madre Santa Teresa, aspiravo anch’io. Sabato 16 ottobre abbiamo ricordato, proprio nella chiesa di Sant’Anna, il 50° anniversario dell’avvenimento, con una solenne concelebrazione presieduta da p. Saverio Gavotto, superiore provinciale. Ha ravvivato il nostro incontro la professione dei voti solenni di fra Régis Maria della Croce, religioso centrafricano in formazione nel convento di Sant’Anna. Perché la nostra missione centrafricana sta crescendo con religiosi autoctoni? P. Domenico Rossi il 21 agosto 1983, confidando nel Signore, ha intrapreso un’altra avventura fondando a Bozoum “la casa di Gesù Bambino” (così era chiamato quell’abbozzo di seminario) con sette ragazzi, due dei quali oggi sono sacerdoti: p. Maurice Maïkane e p. Dieudonné Yahaka. La crescita numerica dei seminaristi ci ha spinto a scegliere una nuova sede per il seminario: il 30 giugno 1986 nasce la Yolé. Ho seguito passo passo lo sviluppo di questo seme benedetto da Gesù Bambino. Risultato a oggi? La “squadra” dei missionari centrafricani “batte” quella degli italiani 9 a 7 e le prospettive future sono a favore della “squadra vincente”. Possiamo ormai verificare come il nostro sogno sia una vivace realtà che il nostro periodico “Amicizia Missionaria” racconta dal novembre 1991.

Invito gli amici a seguirmi in queste righe che ci portano nelle missioni. A Bozoum, nostro primo insediamento nel 1971, salutiamo p. Norberto Pozzi, priore. Già dal 1980, ha lavorato a Bozoum come volontario laico per otto anni, durante i quali ha scelto d’essere carmelitano. P. Marco Poggi, parroco e direttore delle scuole, ci rallegra presentandoci i volti sorridenti dei centocinquanta bambini nella Scuola Materna S. Marta. La Scuola Elementare Isidore Bakanja è un “esercito” formato solo da ottocentocinquanta alunni. Il Liceo S. Agostino è forte di trecento futuri professori, dottori, ingegneri, agronomi… La grande chiesa, ampliata da p. Aurelio Gazzera, li può accogliere tutti alla Messa domenicale. Purtroppo la situazione politica del Paese non è rosea. I FACA – forza armata del governo – combattendo contro i ribelli insediati in un villaggio, hanno ucciso due giovani civili di vent’anni.

A Baoro, missione fondata nel 1973, p. Stefano Molon ci presenta i bambini che cura e la sua piccola fattoria di conigli e volatili, in uno splendido giardino. Ci parla dell’asilo il “ Germoglio”, dove duecento bambini crescono. P. Aurelio Gazzera ci parla del suo lavoro nei villaggi e come direttore della Caritas diocesana. Rientrando da Bangui è stato incantato nel vedere le scuole piene di bambini nei villaggi Barka Bongo, Bawi e Mbormo. Alla scuola di Meccanica sono stati accolti i nuovi alunni del primo anno che, aggiungendosi ai “vecchi” del secondo anno, ricevono lezioni di teoria e pratica per diventare meccanici. Corriamo con l’immaginazione sulla strada (finalmente!) asfaltata fino a Bouar e raggiungiamo il seminario di Yolé. P. Cyriaque è superiore, p. Odilon è direttore dei seminaristi più piccoli mentre p. Christo dei liceali, fra Jeannot dirige il coro e fra Aristide, infermiere… sono tutti impegnati nell’educazione di settantacinque seminaristi, futura speranza della missione. Preghiera, studio e lavoro sono all’ordine del giorno. I Padri sono coadiuvati dalle quattro suore della Madre del Carmelo, originarie del Kerala. Il loro ultimo viaggio dall’India a Yolé, a motivo del Covid-19, è durato diversi giorni, toccando gli aeroporti di Kochi – Dehli – Adis Abeba – Douala – Bangui. L’avventura delle prime sorelle era iniziata nel 1991. Allora suor Payton, attuale superiora, aveva ricevuto la prima notizia dei familiari dopo un anno e mezzo. Con il tempo, le suore hanno trasformato l’arida savana in un angolo di paradiso di palme da cocco e rose. P. Marcello Bartolomei, superiore del Convento S. Elia e anche Vicario generale della diocesi di Bouar, ci dice che la situazione del Covid-19 è stazionaria. P. Marco Pesce è maestro dei Novizi. Il 14 settembre, quattro ragazzi hanno coronato l’anno di Noviziato facendo la prima Professione religiosa dei voti; lo stesso giorno, altri quattro giovani hanno iniziato a loro volta il Noviziato, ricevendo l’abito carmelitano. Si tratta di tre giovani centrafricani e un camerunese. La preghiera scandisce le giornate e, tra un momento di preghiera e l’altro, ciascuno ha del lavoro da svolgere in convento, nell’orto o fuori. Noi godiamo del lavoro svolto da chi ci ha preceduto: il convento è fornito del necessario, la chiesa è bella e luminosa, il terreno agricolo intorno al convento è recintato, i pozzi e le cisterne dell’acqua irrigano gli alberi di agrumi e l’orto ben curato che proprio in questo periodo da buoni frutti sulla tavola. Cresce l’allevamento di conigli, pollame, tacchini, anatre e quaglie.

Scendendo a Bangui, al Carmelo ci attende p. Federico Trinchero, superiore delle missioni. È soddisfatto della scuola agricola che il primo anno ha avuto trentasette alunni e quest’anno crescerà. P. Arland Djim-Toga ci mostra gli orti, la piantagione di caffè e varie piante forestali. In una posizione che permette di spingere lo sguardo verso i quattro punti cardinali, è in costruzione il nuovo convento e p. Federico ci descrive il lavoro. Vi sono impegnati quaranta lavoratori. È un’opera importante che affidiamo alla generosità degli amici. Non dimentichiamo Praga. P. Victor Fernandes puntualmente apre la chiesa alle 8.20. Nei momenti liberi, causati della pandemia, si è dedicato allo studio di nuove lingue. Conosce il portoghese, ha ripassato il latino, sta cimentandosi con il tedesco ma vuole essere pronto ad accogliere anche i fedeli francofoni. Grazie a p. Pavel Pola, rettore della chiesa, il venerdì sera la nostra chiesa risuona delle calde melodie di giovani che cantano contemplando la Croce. Il nostro superiore, p. Petr Glogar, è anche rettore della chiesa e del convento di San Benedetto, nella piazza del Castello, dove dirige diverse conferenze. P. Agnelo Rebelo – indiano di Goa – guida ogni giovedì pomeriggio la preghiera a Gesù Bambino e celebra la Messa in inglese la domenica alle 12. E la pandemia? Sta ancora segnando la vita della nostra chiesa, soprattutto le Messe in lingua straniera, mentre le Messe in ceco hanno ormai ripreso il normale e vivace ritmo. Con l’invocazione della benedizione e del sorriso di Gesù Bambino, porgo gli auguri di Buon Natale e felice Anno nuovo.

P. Anastasio