Cari amici di Gesù Bambino,
saluti da Praga e auguri di tanta salute, sempre desiderata, soprattutto quando siamo minacciati e “paralizzati” dal Covid-19. Anche questa splendida città è bloccata. Eppure il sole sorge e tramonta ogni giorno, la luna è puntuale nelle sue fasi, i fiumi continuano a portare acqua preziosa al mare. Ogni anno giunge anche la Quaresima. L’attuale situazione costringe purtroppo molti a digiunare e anche a soffrire per la mancanza del pane quotidiano. Per noi cristiani può essere un aiuto per vivere più profondamente la Quaresima, intensificando il digiuno unito alla preghiera e alle opere di carità. In questo modo potremo gustare maggiormente la gioia pasquale. Per gli amici di Gesù Bambino ai quali mi rivolgo, l’opera di carità raccomandata è in particolare l’aiuto ai nostri poveri cristiani centrafricani, la maggior parte dei quali digiuna in tutte le stagioni dell’anno. La tradizione cristiana ci incoraggia a proseguire su questa via. Nel breviario di questi giorni, leggiamo un discorso che San Pietro Crisologo, vescovo (426 – 449), rivolgeva ai suoi cristiani di Ravenna. Diceva loro: “Tre sono le cose, o fratelli, per cui sta salda la fede: la preghiera, il digiuno, la misericordia. Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericordia. Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola e ricevono vita una con l’altra. Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Chi digiuna comprenda bene cosa significa per gli altri non aver da mangiare. Ascolta chi ha fame! Se vuoi che Dio gradisca il tuo digiuno”. Il profeta Isaia ha detto che il digiuno più gradito a Dio è l’aiuto ai bisognosi.
Una delle preghiere proprie della Quaresima è la Via Crucis che invita a unirci alla passione redentrice di Gesù. La troviamo rappresentata in quasi tutte le nostre chiese. I cristiani di Praga, sulla loro “bella collina” che domina gran parte della città, possono seguire Gesù dalla condanna a morte (1a stazione), fino alla sepoltura del corpo di Gesù (14a stazione). In una mia lettera avevo parlato di San Giovanni Climaco e di una sua opera, “La scala del Paradiso”. Il monaco sale la scala, l’angelo nero lo vuol far cadere, mentre l’angelo bianco lo incoraggia a salire. Io, incoraggiato dall’angelo bianco, ogni giorno, dopo la preghiera comunitaria, m’incammino su per le scale della collina e, in meno di 20 minuti, sono all’inizio della Via Crucis che ho percorso fino al 1° marzo e che speravo di poter continuare per tutta la Quaresima. Molti amici sono preoccupati, e a ragione, della mia salute. Ora, senza salire sulla collina, dalla finestra della mia camera mi affaccio sulla navata della nostra chiesa, ammirando i quadri, copia di un famoso pittore ceco, che mi offrono meditazioni sulla Passione di Gesù. Da 1° al 12 marzo ho sperimentato anch’io la quarantena. Cos’è successo? Tra i pochi visitatori della chiesa il 26 febbraio sono giunti due vecchi amici. Lui è turco, arriva da Istanbul, è capo cabina della Turkish Airlines; lei slovacca residente a Praga, capo cabina della Czech Airlines. Sono fidanzati e vorrebbero sposarsi con il rito religioso. Lui è mussulmano. Non è un problema, la chiesa cattolica li ammette a determinate condizioni, al sacramento del Matrimonio. Dopo la fotografia con Gesù Bambino, recito una preghiera e li benedico. Il 1° marzo ricevo una sorpresa non molto simpatica. I miei amici sono risultati positivi ed hanno fatto il mio nome tra le persone con cui hanno avuto contatti. Dato che la mia dimora è inglobata alla chiesa si tratta di una quarantena privilegiata. Dalla finestra posso unirmi al sacerdote che celebra la S. Messa sull’altare per i pochi fedeli presenti. Nonostante le difficoltà, Gesù Bambino è sempre la nostra gioia.
Inoltre ci incoraggia Papa Francesco che, non bloccato neppure dal Covid-19, in questi giorni è in Iraq. Saranno felici gli amici di Gesù Bambino iracheni, incontrati qui a Praga tante volte negli anni scorsi. Ad Erbil, seconda città dell’Iraq, i coniugi irlandesi Henry e Diane McCormick dirigevano una scuola cattolica con 450 ragazzi nella quale non mancava la statua di Gesù Bambino. Sempre ad Erbil, il signor Lahib Gabbarah nel suo hotel, dal nome della città ceca Karlovy Vary, presentava ai suoi ospiti la nostra immagine.
Dopo la Turchia e l’Iraq, passiamo alla nostra Repubblica Centrafricana. Chi è informato conosce questo Paese che non solo primeggia per la bellezza della sua natura e per i doni che dalla natura stessa riceve, ma soprattutto per la sua instabilità politica in questi ultimi vent’anni. I nostri confratelli ci tengono informati. Grandi Paesi, pur di arricchirsi, non si fanno problemi a distruggere la bellezza e la produttività della nazione. Gli sforzi dei nostri confratelli missionari sono enormi. Padre Aurelio Gazzera ha rischiato la vita anche per questo; ha fatto e sta facendo sforzi enormi per ridurre le tensioni tra i gruppi armati rivali.
I nostri cinque centri missionari continuano la loro azione tra le immancabili difficoltà. A Bangui, dove si soffre di meno, si è potuto dare avvio alla Scuola Agricola che porterà i suoi frutti. Si sogna sempre di dar avvio alla costruzione del nuovo monastero. La missione di Bouar, come tutta la Diocesi, è quella che ha più sofferto per i disordini dei mesi scorsi. Domenica 14 febbraio si è svolta una Messa nella Chiesa per ringraziare il Signore per la sua protezione. Una donna, rappresentante delle famiglie di rifugiati, ha voluto esprimere la sua gratitudine alla comunità dei padri e novizi Carmelitani, per averli accolti e aiutati con molta pazienza per quaranta giorni. Durante la giornata, tutti gli sfollati sono potuti tornare alle loro case e liberare il convento di S. Elia, che ha ritrovato la solitudine e il silenzio abituali. I soldati centrafricani e russi vengono ancora a rifornirsi di acqua. La città di Bouar ha ripreso in gran parte la sua vita abituale, mentre in tutto il Paese piano piano le città vengono liberate dalle mani dei gruppi armati.
Le lotte politiche di questi anni non hanno interrotto il lavoro dei nostri missionari, dei quali ci sentiamo orgogliosi. La nostra missione, grazie a Dio, vive un momento felice perché la Chiesa centrafricana, dopo Pasqua, sarà arricchita di due diaconi: Fra Martial Koumande e Fra Jeannot Marie Souama, che avevano emesso i voti solenni nel mese di dicembre. Fra Jeannot è un bravo musicista. Ricordo che aveva cantato il Salmo responsoriale nella cattedrale di Bangui alla Messa celebrata da Papa Francesco, il 29 novembre 2015. Negli anni dei rifugiati al Carmel di Bangui, quando faceva cantare i bambini, mi sembrava un direttore d’orchestra.
Saluto chiedendo la preghiera e augurando un buon cammino di Quaresima e una felice Santa Pasqua.
Con vivo affetto.
Padre Anastasio