A 23 anni, la prima missione di Fra Gian Paolo

Quando si parte per un lungo viaggio solitamente si porta solo ciò che è necessario, per evitare pesi inutili e per godersi al meglio la propria avventura. E così, quando sono partito nel pomeriggio del 28 settembre 2021 per iniziare il mio anno di stage in Repubblica Centrafricana, decisi di abbandonare tutte le mie aspettative per lasciarmi travolgere completamente da quello che mi aspettava.

Ma prima di raccontare la mia esperienza mi presento: sono Fra Gian Paolo, nato a Milano da genitori filippini e ho ventitre anni. Ho percorso il cammino di formazione e discernimento, che tuttora sto continuando, nel Seminario di Arenzano e nello Studentato di Sant’Anna a Genova.

Dopo due anni di studi filosofici, ogni studente carmelitano deve fare un anno di esperienza pastorale. Si è aperta così per me la possibilità di partire per le Missioni: per nove mesi la mia comunità è stata il Carmel a Bangui.

Mi sono occupato soprattutto della cura della casa e della comunità; di fatto aiutavo nella gestione del magazzino degli alimentari. Mi sono appassionato all’insegnamento dell’inglese nella Scuola Agricola. Ho anche aiutato nell’educazione e animazione del movimento “Compagnons de l’Enfant Jésus”, composto da duecentocinquanta bambini da otto a quattordici anni.

Com’è l’accoglienza in Centrafrica? Impossibile non rimanerne colpito: il calore e l’amore espresso dalla comunità carmelitana nella gioia e nei canti sono stati la carica giusta per iniziare al meglio questa esperienza. Mi sono sentito subito in famiglia.

Al Carmel ogni giorno serbava qualche sorpresa. Il ritmo della giornata è incalzante, tra appuntamenti comunitari, attività pastorali e impegni extra, ma il centro di tutti è sempre la preghiera: all’alba delle 5:30 inizia l’orazione mentale, seguivano poi le Lodi e la Santa Messa che mi hanno aiutato molto a vivere la mia missione.

Ho avuto la possibilità di visitare tutte le nostre comunità. Pur facendo parte della stessa famiglia carmelitana, le cinque missioni hanno le loro particolarità dovute alle diverse esigenze, ma la bellezza che accomuna ciascuna di esse è nel non sentirsi mai accolto come un visitatore, ma un fratello.

Difficile nascondere le difficoltà di questo paese, come la povertà, la corruzione, il rischio di un ritorno alla guerra che borbotta come un vulcano mai spento. In tutto ciò i missionari e confratelli, instancabilmente e con coraggio, non smettono di lavorare per annunciare il Vangelo.

Ho incontrato una fede giovane ed entusiasmante, ma che nello stesso tempo ha bisogno di essere guidata alla maturazione e al consolidamento dei valori cattolici, spesso ancora a contatto con usanze lontane dal cristianesimo.

Posso dire che la mia esperienza missionaria mi ha dato tanti spunti su cui lavorare e riflettere. Infatti ero partito con il poco che ero e sono tornato con il cuore colmo. Dalla mia “avventura” penso di dover ancora raccogliere i frutti e questo richiederà il suo tempo; ma d’altro canto credo che una delle cose che mi abbia donato sia il fatto di poter riconoscere quanto sia bella la vita e quanto bisogna difenderla, in qualsiasi Paese. Considerarsi fortunati non basta. Essere grato sempre, questo è il segreto che il Centrafrica mi ha donato, perché nessuno decide dove e quando nascere, anzi spesso ci si trova a vivere in situazioni complicate senza averle cercate.

Pensando alla grazia che riceviamo, la prima cosa da fare per esserne riconoscenti è aiutare il prossimo.

La Chiesa è viva e sono tanti i cristiani che s’impegnano per essa: la Missione ne è una prova.

Per raccontare l’Africa basterebbe lo sguardo dei missionari.

Sono certo che l’esperienza missionaria che ho vissuto non resterà solo un ricordo, ma avrà sempre un’eco nella mia vocazione.

Tutti siamo chiamati a essere missionari in modo differente e, in questo senso, siamo chiamati a dare il nostro contributo per far conoscere il Vangelo.

Le Missioni mi hanno aperto il cuore e mi auguro che lo possano aprire a tanti altri, soprattutto ai giovani. Grazie, Signore, per questa bellissima esperienza!

Fra Gian Paolo Aguas