Fino a pochi minuti prima dell’inizio della serata mi ha chiesto quali sarebbero state le domande dell’intervista, ma io non ho voluto rivelare nulla. Anche perché, in tutta sincerità, non le avevo preparate appositamente. Desideravo che tutto fosse il più naturale possibile. Lui, p. Norberto, sul palco e tutti quelli che avevano pregato in questi mesi e che gli vogliono bene, lì davanti, ad ascoltare l’incredibile storia personale dalla sua viva voce.
Unico escamotage per invitarlo a raccontare in libertà sono state le fotografie. Venti scatti, scelti con cura, selezionati tra le centinaia e centinaia di istantanee raccolte nei suoi trent’anni di missione in Repubblica Centrafricana. Scorrendole una dopo l’altra, proiettate sul grande schermo del teatro del Santuario di Arenzano, abbiamo ricostruito la sua avventura, prima di volontario laico, poi di sacerdote, infine di missionario al servizio degli altri. Un’ora e mezza di intervista “live”, che, momento dopo momento, si è fatta sempre più interessante ed emozionante. È stato bello ascoltare p. Norberto raccontare del suo primo approccio all’Africa: “Quando sono andato lì la prima volta, da laico, è stato come me l’ero sempre immaginata, nulla di diverso. Telefonando a mia madre le dicevo che l’impressione era quella di stare in un campeggio”, ha detto sorridendo. Un momento intimo e profondo il racconto della decisione di diventare sacerdote, mentre scorrevano le foto che lo ritraevano a dare la Comunione: “Mi mancava qualcosa, e quel qualcosa era Gesù. Così, dopo che mi è stato domandato più volte da un frate, ho preso la decisione che ha cambiato per sempre la mia vita”.
Poi la storia della sua lunga barba bianca, fatta crescere negli anni e difesa fino all’ultimo quando in ospedale, dopo l’incidente della mina, un’infermiera gli ha chiesto di tagliarla. “No, tagliatemi una gamba, ma non la barba”, ha risposto lui, nonostante il momento drammatico.
Quando a riempire lo schermo è proprio la foto dell’automobile distrutta dallo scoppio della mina, lungo la strada per Bozoum, il silenzio in sala si fa pesante. Ma lui stempera la commozione, con il suo sorriso franco e accogliente. “Io non ho sentito niente. Un attimo prima ero concentrato a superare il ponte con l’auto, un attimo dopo l’auto era così. Cosa è successo, mi sono chiesto? Eppure non ho fatto un incidente”.
Il resto è storia nota. L’intervento chirurgico, le cure, il trasporto in Italia, la convalescenza, la protesi.
Emozione, commozione e anche tanti sorrisi. Tra una foto e l’altra la musica come sottofondo, con alcuni brani scelti appositamente per lui e suonati al pianoforte da Manuel, seminarista carmelitano. E poi le sorprese. Prima fra tutte la bellissima e delicata poesia scritta da p. Carlo Cencio, con le sue 86 primavere, tra i primi missionari in Repubblica Centrafricana già dal 1971. Parole in versi che hanno riassunto la vita e l’opera di p. Norberto. Non sono mancati neanche i videomessaggi dalla missione. Inaspettato vedere quei volti e sentire quelle voci familiari che chiedevano in lingua sango di tornare laggiù. “Ci manchi p. Norberto, ti aspettiamo”, l’appello di catechisti e amici di Bozoum, che p. Norberto non ha visto più dal giorno dell’incidente.
Una festa, quella organizzata per il suo ritorno, che ha testimoniato la presenza e la forza di tanti amici che si sono raccolti intorno a lui per esprimergli vicinanza e conforto. Certo, vedere un uomo così pieno di energie e di voglia di fare, seduto sulla sedia a rotelle e senza il piede sinistro, è un colpo al cuore. Ma lui è riuscito, con una forza d’animo esemplare, a rendere tutto festoso e soprattutto a far arrivare un messaggio importante: “Se Dio mi ha voluto qui, significa che gli servo ancora, anche con un piede solo. Il mio desiderio è continuare a servirlo, ovunque Lui desideri”, ha detto a chiunque gli domandasse del suo futuro. Prima della cena conviviale in suo onore, con tanto di torta di bentornato, la lettura dei pensierini raccolti tra il pubblico. Chi ha scritto un ringraziamento, chi un augurio, chi ancora un complimento. Li ha letti uno per uno p. Norberto, e qui, per un istante, ma solo per un istante, la sua voce si è incrinata e gli occhi si sono fatti lucidi.
Grazie p. Norberto, bentornato tra chi ti vuole bene!
Cristina Carbotti