A inizio gennaio a Bangui e a Baoro, in due Missioni, è stato festeggiato Gesù Bambino di Praga. Un momento di fede, speranza e pace, a cavallo tra il Natale e l’Epifania, nonostante il momento burrascoso che sta vivendo il Centrafrica. Abbiamo chiesto a padre Stefano Molon, missionario, di raccontarci quei momenti.
Padre Stefano, quando e come si sono svolte le celebrazioni?
Sabato 2 e domenica 3 gennaio, festa dell’Epifania qui in Centrafrica, sia a Baoro, sia al Carmel di Bangui si è vissuta la festa annuale di Gesù Bambino. Sabato sera si è svolta la processione con la statuetta per i quartieri della città, finendo in chiesa con il bacio dei fedeli. Domenica, invece, la solenne messa, presieduta dal Vescovo locale, con l’unzione con l’olio benedetto.
Quali erano le emozioni dei fedeli?
Sono rimasto profondamente colpito e commosso quando ho visto centinaia di persone avvicinarsi al sacerdote per ricevere l’unzione; tantissimi erano i bambini, tante le mamme con i figli in braccio e tanti uomini e donne che in altre circostanze non noto mai in chiesa.
Credo che molti di loro non capiscano del tutto il senso di questa cerimonia, ma si sentono attirati da essa e da questa immagine: icona misteriosa e tenera del Dio bambino, che si fa vicino e da fiducia.
Quali sono le richieste a Gesù Bambino, in un momento così travagliato per il Centrafrica?
Ho notato che molte persone hanno partecipato con entusiasmo e devozione all’unzione con l’olio, che protegge dai tanti mali che qui ci sono.
Uno dei mali più grandi, da cui quest’anno chiedono (e noi con loro) di essere liberati, è la violenza dei gruppi armati che in queste settimane hanno generato paura, morte e povertà.
Padre Stefano, secondo la tua esperienza, perché i ragazzi centrafricani sono particolarmente legati a Gesù Bambino?
Fin da ragazzo, da quando ero seminarista ad Arenzano, all’ombra del santuario di Gesù Bambino, sono cresciuto in questa devozione. Non per nulla ho preso il nome di fra Stefano di Gesù Bambino. Venuto in Centrafrica, giovane sacerdote, nel 1993, ho lavorato i primi dieci anni nel seminario di Yolé a Bouar, dedicato a Gesù Bambino. Modello, lì, per questi ragazzi in crescita, alla ricerca della loro vocazione.
Ho scoperto come qui, più che altrove, forse, pregare Gesù Bambino e prenderlo come modello, poteva aiutare questi ragazzi, nell’ambiente difficile e non ancora cristiano, della loro cultura, ad aprirsi a questi nuovi valori.
Nel 2006, chiamato al Carmelo nascente di Bangui, vi notai la bella statuetta del Santo Bambino di Praga, donata da padre Anastasio. E fu spontaneo per me di proporre anche li alla gente, soprattutto ai numerosissimi bambini, di guardare a questo “fratello maggiore”, Yaya, come si dice in Sango, come modello e amico.
Così è stato spontaneo iniziare a celebrare una domenica al mese in suo onore: nella messa solenne, dopo la comunione tutti ripetono, frase dopo frase, la preghiera a Gesù Bambino. Poi il sacerdote benedice l’olio con il quale ungerà ogni fedele. Come per la comunione, tutti, ma proprio tutti spontaneamente si avvicinano ai sacerdoti e catechisti che segnano con l’olio sulla fronte una croce dicendo a ciascuno: “Gesù Bambino ti protegga”.
Da allora sono stato spostato in altre comunità, prima a Bouar, ora come parroco a Baoro, parrocchia dedicata a Gesù bambino fin dalla fondazione nel 1974. Ovunque questa devozione con questi semplici preghiere e gesti fa del bene alla gente.