Padre Matteo Pesce è un “figlio d’arte” di lunga e celebre tradizione. Originario di Arenzano, tra i confratelli carmelitani ha trovato già ben quattro membri della sua famiglia: due prozii e due zii. E, tanto per non farsi mancare nulla, anche suo fratello gemello, padre Marco, e suo cognato, padre Angelo, sono entrambi frati carmelitani. Della sua famiglia, quello che sicuramente conoscete meglio è l’infaticabile apostolo delle nostre missioni, padre Anastasio Roggero.
Ma non è finita qui. Possiamo addirittura dire che l’amore per la missione in Centrafrica, padre Matteo l’abbia assimilato dal latte materno. I suoi genitori, infatti, Angelo e Aurelia, hanno per più di quarant’anni lavorato nell’Ufficio Missionario occupandosi con dedizione (e pazienza…) di tutte le più disparate necessità della Missione: corrispondenza, container, contabilità, documenti, viaggi, medicinali, bagagli dei missionari, contatti con gli amici della missione…
Padre Matteo, che ha 38 anni, è arrivato in Centrafrica nel settembre 2013, a Bangui, proprio qualche mese prima che scoppiasse la guerra e il Carmel fosse invaso da migliaia di profughi. Doveva restare in missione solo per un anno… ma ormai di anni ne sono passati sette e si trova ancora in Centrafrica.
Di animo buono e gentile, nonostante la sua altezza (185 centimetri) cerca di emergere il meno possibile e in questi anni si è occupato della formazione dei prenovizi a Bangui e, da tre anni, si occupa con entusiasmo delle cappelle della savana di Bozoum, insieme a padre Norberto.
Padre Matteo si muove con scioltezza tra i fornelli come sulle corde di una chitarra, ma la sua vera passione sono i poveri – in modo particolare bambini di strada, malati e prigionieri – che non lo trovano mai di fretta, ma sempre disponibile per una parola e un aiuto.
Vi chiediamo una preghiera per lui, affinché Gesù gli doni forza ed entusiasmo per continuare la sua opera nella vigna del Signore.