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Giorni “effervescenti”, per noi. Il 17 dicembre sono stato tutto il giorno a Barka Bongo, un villaggio a 40 km da Baoro. Qui si sono radunati i cristiani dei quattro villaggi tra loro vicini (Bawi, Zoungbe, Barka e Balembe) per una giornata di riflessione, preghiera e condivisione. La chiamano “be nzoni” (buon cuore): è un momento nel quale i villaggi si ritrovano per aiutarsi a vicenda, anche materialmente. Nella mattinata propongo una catechesi sul sacramento della Confessione e poi celebro la Messa. Dopo il pranzo condiviso, a cui tutti hanno contribuito, si parte con il “dodo ti dimes”: la danza delle offerte. I cristiani di ogni villaggio danzano portando le donazioni che saranno consegnate al villaggio che ospita. Il “vincitore” (il villaggio che ha donato di più) avrà diritto a organizzare la stessa festa fra un anno o due.
Domenica 18 dicembre ho celebrato la Messa a Samba Bougoulou, a 35 km sulla strada (in realtà, una stradaccia) di Carnot.
Il 21 dicembre abbiamo accolto un ospite d’eccezione: il vescovo di Bangui, il cardinale Dieudonné Nzapalainga. È un uomo di una fede e di un coraggio straordinari (è uscito un bel libro in francese “Je suis venu vous apporter la paix: Le combat d’un cardinal courage au cœur de la guerre” e in italiano: “La mia lotta per la pace. A mani nude contro la guerra in Centrafrica”, che consiglio!). Ha visitato le zone più critiche della nostra Diocesi. Zone dove, a parte i missionari e pochi altri, non si avventura nessuno: ci sono milizie ribelli che attaccano, saccheggiano e tengono la popolazione sotto una continua minaccia. In una settimana ha raggiunto Niem, Bocaranga, Ngaundaye, Mann, fermandosi nei villaggi più piccoli. In una scuola, i bambini hanno scritto sulle lavagnette: “au secours” (aiuto!). Al termine della permanenza si è fermato a Baoro e abbiamo organizzato un bell’incontro con i giovani, nel Liceo statale di Baoro e un altro momento di condivisione con la comunità parrocchiale, alla scuola dei catechisti di Baoro.
Le celebrazioni natalizie sono più semplici rispetto all’Europa, meno ricche, ma forse più ricche: poche luci e più Luce, qualche raro albero di Natale (decorato con strisce di carta o di plastica), qualche presepe molto semplice, pochi (e più spesso nessun) regalo di Natale. La celebrazione è però molto intensa e si sente chiaramente che 2000 anni fa, in quella notte di Betlemme, è davvero successo qualcosa. O Qualcuno!
La vigilia di Natale, l’ho celebrata a Bawi, a 35 km da Baoro. Mentre ho confessato i numerosi cristiani, abbiamo proiettato un bel fil sulla Natività di Gesù. La Messa è stata molto partecipata. Ho trascorso Natale a Barka Bongo, a una quarantina di km da Baoro. C’è stata molta festa, e dopo la Messa il villaggio ha organizzato il pranzo per tutta la comunità cristiana. A Santo Stefano sono andato a Dobere per la festa del patrono della cappella. Dopo un paio di ore di confessioni, abbiamo celebrato la Messa, ben animata dalla buona corale del villaggio. E anche qui si sono organizzati per il pranzo, per tutti i cristiani del villaggio. Nei Vangeli, Gesù invia i suoi discepoli “a due a due” (Mc 6,7) perché preparino il cuore della gente al Suo arrivo. Un Padre della Chiesa commenta questa scelta dicendo che Gesù vuole che la comunione e la fraternità siano la prima testimonianza del Suo Regno. E in questi giorni è successo proprio così.
Il 29 dicembre, insieme a p. Cyriaque, confratello centrafricano, e fra Igor, francese, siamo partiti per raggiungere i villaggi più lontani. Dopo tre ore in auto siamo arrivati a Sinaforo, a 80 km da Baoro. Qui abbiamo aspettato il ritorno del catechista (che aveva confuso le date) e abbiamo celebrato l’Eucarestia nella capanna che funge da chiesetta. Al termine della Messa, abbiamo regalato un pallone che ha scatenato la festa e le corse nel villaggio, spaventando capre e galline. Scesi a Yoro per la notte, il giorno dopo siamo andati verso il fiume, Nana, che è a pochi chilometri. E qui abbiamo trovato cinque container, una grande ruspa e una chiatta che serviva per dragare il fiume: è quanto resta dell’accampamento di una ditta cinese che tre anni fa aveva iniziato a cercare l’oro (un po’ come a Bozoum). Anche qui!
Il 30 dicembre, festa della Santa Famiglia cui è dedicata la cappella di Yoro, abbiamo celebrato la Messa, una Messa solenne con la grazia del Battesimo che p. Cyriaque ha amministrato a sedici bambini del villaggio. Dopo il tramonto, ho proiettato un bel film sulla Natività. Nel pomeriggio ci siamo spostati a Bayanga Didi, a pochi chilometri. Qui fra Igor ha potuto gustare per la prima volta il serpente, che il catechista ha preparato.
Sabato 31 dicembre abbiamo celebrato la Messa e un battesimo. Rientrati alla missione, ho ricevuto la notizia della morte di papa Benedetto XVI: un grandissimo uomo di fede, un teologo profondo e semplice, che amava molto l’Africa. Nel 2011, di ritorno dal Benin, aveva detto: “Nonostante le sofferenze e la povertà, in Africa c’è una gioia di vivere. È la gioia di essere una creatura umana: essere uomo è essere amato da Dio”.
È l’ultimo giorno dell’anno, ma la stanchezza di questi tre giorni mi accompagna a letto presto e prego e auguro che sia anche questo un anno di Grazia per tutta l’umanità.
Lunedì 2 gennaio sono partito presto per Bangui: il cantiere del nuovo convento, anche se a rilento, procede. Anche qui ho trovato la gioia della fraternità: oltre alla comunità, sono appena arrivati dall’Italia il nostro Superiore Provinciale, p. Saverio Gavotto, p. Andrea Maria Bello, fra Matteo Colzani e la dottoressa Natalina Pepe, medico alla sua prima esperienza missionaria. Con loro ho lasciato la capitale per tornare verso nord, a Baoro. Da domani, sarà tempo di
ricominciare.
P. Aurelio Gazzera