Bangui mi ha regalato il grande sorriso di padre Maurice che, con il suo carattere gioioso, mi ha accolto calorosamente. In un attimo ho dimenticato di aver viaggiato per ventotto ore, tra voli e scali. Appena fuori dall’aeroporto della capitale centrafricana, la popolazione vive normalmente con la vivacità che mi colpisce sempre. È un piacere vedere il viso delle persone che mi parlano, senza l’impedimento di dispositivi che coprono il sorriso.

L’atmosfera alla Veglia di Pasqua è stata davvero toccante, nonostante la Messa fosse sotto una tettoia di lamiere, nata come parcheggio per auto. Lo sappiamo, manca ancora la chiesa, ma non mancano i fedeli. A occhio ne conto circa 700.

Per raggiungere Bozoum ci sono volute sette ore di strada, a tratti molto malandata e con ponti rotti… Arrivo il giorno di Pasquetta da p. Norberto, p. Marco Poggi, p. Matteo Pesce e p. Dieudonné. È da più di un anno che non ricevevano visite dall’Europa. L’ultimo ero stato io a febbraio 2020.

Martedì 6 aprile riaprono le scuole. Ho partecipato all’alza bandiera presso il nostro Liceo Sant’Agostino di cui p. Marco Poggi è il Direttore. Su un albero nel cortile della scuola, noto delle api intente a fare il loro alveare; dentro le aule gli alunni, come tante api, si danno da fare per costruire il loro futuro. È iniziato l’ultimo trimestre e gli alunni sono spronati ad aumentare i loro sforzi.

In Centrafrica le scuole hanno ritardato l’apertura a causa del Covid-19, ma soprattutto tra gennaio e febbraio molte hanno interrotto le lezioni a causa dei ribelli 3R che hanno tentato (e fallito) un colpo di Stato.

A fine mattinata il viale della missione diventa un fiume che gli studenti scorrono scendendo verso casa. Sommando asilo, elementari e liceo… sono più di mille bambini che tinteggiano la strada con i colori delle loro divise. Per ora la scuola trasmette gioia, speriamo che domani porti una vita migliore per questi ragazzi.

“Nzapa, gonda ti mo a yeke ti lakwe lakwe”. “Dio, la tua gloria è per sempre”, cantano i ragazzi di Yolé, i nostri seminaristi. I motivi per lodare Dio sabato 10 e domenica 11 aprile sono davvero tanti: ieri due giovani, Fra Jeannot e Fra Martial, sono diventati Diaconi. Inoltre abbiamo aperto l’anno del 50° anniversario della fondazione delle nostre missioni in Centrafrica. I problemi sono sempre tanti, ma non per questo bisogna omettere di ringraziare Dio per il cammino fatto e affidarGli i prossimi passi.

A Baoro, p. Stefano ci aspetta lunedì 12 aprile per pranzo. Il menu è speciale: kuma e makongo. Pitone e bruchi! Il pitone ha una carne buona e non bisogna soffermarsi troppo a pensare a quello che è. I bruchi erano in umido, dicono siano più buoni fritti, in ogni caso non me la sono sentita di assaggiarli.

Martedì 13 aprile superiamo ventinove posti di blocco sulla strada transafricana che porta da Baoro a Bangui. Mai visti così tanti. Verso noi missionari i militari e i gendarmi dimostrano rispetto e ci lasciano passare. “Calandrier! Calandrier!”. Qualcuno si avvicina all’auto, armato di mitra, ma alla fine chiede solo se abbiamo qualche calendario da regalargli.

All’arrivo a Bangui ci aspettano p. Federico e l’architetto Giovanni Grossi-Bianchi, giunto appositamente dall’Italia per il progetto di una missione e una chiesa nuova.

Nella missione ci si sente come immersi nel verde della natura, tra le palme e gli alberi di teck, ordinati come pedine su una scacchiera.

Quest’anno abbiamo aperto la “Scuola Agricola Carmel”, una vera Fattoria Didattica per trasmettere ai giovani le potenzialità del settore agroalimentare. 30% di formazione teorica e il 70% di formazione pratica a trentasette alunni. Gli alunni arrivano da situazioni le più disparate. È stata una sorpresa ricevere richieste di iscrizione non solo dai ragazzi, ma anche da undici ragazze. La migliore della classe è proprio una ragazza, Priscilla.

Le lezioni iniziano “sul campo”. Infatti la prima ora di scuola è pratica. Quindi i giovani non imparano solo nozioni teoriche, ma soprattutto a “saper fare”. Ogni alunno è responsabile di un piccolo appezzamento di terreno. Che bello mettere a frutto la terra che, dopo anni di sacrifici, padre Anastasio è riuscito ad acquistare più di vent’anni fa. Il Carmel è diventato un enorme polmone verde (131 ettari non sono pochi) dove vivono anche 115 vacche, nutrite di pascoli naturali. Gli alunni stanno imparando anche ad allevare, a stimare l’età degli animali, alcune nozioni di zootecnica, come costruire un pollaio e come distribuire la densità dei pulcini/polli. C’è l’idea di fare un allevamento anche di maiali, ma non c’è ancora la porcilaia. P. Arland, giovane frate centrafricano e Direttore di questa meravigliosa opera, insegna religione.

Sabato 17 aprile, i giovani pre-novizi ci guardano con curiosità e interesse mentre l’archittetto Giovanni Grossi-Bianchi prova a trasmettere loro i fondamenti dell’architettura. L’uomo vitruviano, la sezione aurea, la sequenza di Fibonacci, la simmetria… certo non è possibile spiegare secoli di conoscenza in un paio di ore e ci rendiamo conto che, nonostante Vetruvio risalga all’epoca avanti Cristo, per i ragazzi centrafricani sembra ancora essere una novità. Notiamo il loro stupore quando fanno la “scoperta” del gioco di prospettiva nel colonnato di Palazzo Spada. Non avevano mai sentito parlare del Borromini, ma per loro è pendere mingi, “molto bello”!

Mercoledì 21 aprile: tutti i documenti per prendere il volo di ritorno in Italia sono pronti e le valigie sono già caricate in macchina. Prima di andare all’aeroporto passiamo in un laboratorio a ritirare il risultato del tampone, necessario per volare ma… risulto positivo al test del Covid. La permanenza nelle missioni si prolunga inaspettatamente di altri quindici giorni.

Forse la Provvidenza ha predisposto che io non partissi per vedere anche questo: la benedizione del cantiere per la costruzione del nuovo convento e della chiesa. Effettivamente martedì 4 maggio è un giorno speciale. Un momento semplice nel suo svolgimento, ma importante per il suo significato. Dopo anni di raduni e sforzi, ci voleva proprio una bella benedizione per mettere nelle mani di Dio questo importante progetto che darà nuovo slancio all’Ordine Carmelitano in Centrafrica e alla fede della popolazione locale, con la speranza che il Carmel a Bangui diventi sempre più un centro d’irradiazione della devozione alla Madonna del Carmelo e a Gesù Bambino di Praga. Per l’occasione, la natura sembra averci riservato un velo di petali rossi dell’albero Flamboyant a far da tappeto sul terreno da benedire. Un red carpet non previsto, forse allestito dal Cielo.

Ricordo quando a ventitré anni arrivai in Centrafrica, tutto aveva il gusto della novità. Da allora ho perso il conto dei miei viaggi in Centrafrica, ma non vorrei perdere quello stupore della prima volta per non tralasciare di ringraziare Gesù per il dono che ci ha fatto mettendo nelle nostre mani la Sua missione. Continuiamo a dare alla popolazione locale gli strumenti, di fede e di lavoro, per crescere. Senza pretese di avere la soluzione ai tanti problemi del Centrafrica, ma con la chiara intenzione di mettere sul campo qualcosa di concreto, partendo dal piccolo, purché sia benedetto da Dio.

Padre Davide Sollami