Rassegna stampa: fonte “L’Osservatore Romano”

I combattimenti nel sud-est della Repubblica Centrafricana stanno incrementando traffici di armi e munizioni tramite la Repubblica Democratica del Congo. È il cuore della denuncia delle Nazioni Unite che, in un rapporto pubblicato ieri e stilato da esperti internazionali, avverte del rischio sempre maggiore di disintegrazione dello stato centrafricano. Nel rapporto si legge che il processo disgregante «va di pari passo con la dominazione crescente di alcune fazioni dell’ex coalizione ribelle Seleka e del Fronte popolare per la rinascita del Centrafrica (Fprc)». Questi due gruppi in particolare sono riusciti a creare «vere e proprie strutture amministrative parallele che incassano tasse, mentre nei pressi dei centri minerari alcuni funzionari collaborano con i miliziani incaricati della sicurezza privata».

La denuncia dell’Onu fa appello al governo di Bangui affinché si impegni in una severa applicazione di provvedimenti restrittivi nei confronti dei capi delle principali fazioni armate.

L’attenzione degli esperti Onu si è concentrata sulla città di Bangassou, nel sud del paese, dove l’imperversare delle violenze ha fatto fuggire in meno di un anno oltre la metà della popolazione. E nel rapporto si legge che «le violenze durante il 2017 vengono spiegate con il tentativo dei gruppi di autodifesa di prendere il controllo di questo nuovo mercato milionario che coinvolge altri paesi vicini». Secondo il rapporto, in questo traffico di armi sono coinvolti alcuni generali dell’ex ribellione Seleka, che hanno firmato contratti di approvvigionamento in armi e munizioni consegnate nella località di Bria, in provenienza dal Sudan.

Guardando invece al nord-ovest della Repubblica Centrafricana, la lotta in corso riguarda il controllo delle strade, lungo le quali transita il bestiame. Risulta che i gruppi armati presenti nella regione percepiscono ingenti somme per consentire il passaggio degli animali. Il generale Bahar del Movimento patriottico per il Centrafrica ha persino creato un mercato di bestiame e istituito un corridoio con il vicino Ciad, gestendone l’importazione.

Ma non si può dimenticare un altro settore molto redditizio per i gruppi armati: quello dell’estrazione mineraria, per il quale sono nate vere e proprie società illegali di proprietà degli insorti. Nel rapporto Onu viene citato il caso di due miniere d’oro: quella di Koro-Mpoko, nel nord ovest del paese e quella di Sosso-Nakombo, a sud ovest, al confine con il Camerun.