Sono giorni di particolare violenza nel sud del Centrafrica, in particolare a Séko, dove tra i morti si conta anche il parroco di San Carlo Lwanga, don Joseph Desiré Angbabata.
Il religioso è deceduto nei giorni scorsi in seguito alle ferite riportate nell’assalto alla parrocchia, mentre difendeva non solo la struttura ma anche i parrocchiani che avevano cercato rifugio in essa.
Da Bangui padre Federico Trinchero, del Convento di Nostra Signora del Carmelo, riferisce a Vatican News: «Questo episodio per noi ha anticipato il Venerdì Santo». Adesso il giovane vescovo della diocesi di Bambari, a cui appartiene Séko, si trova a dover gestire una situazione di estrema difficoltà. Basti immaginare che – a causa delle continue tensioni – è impossibile organizzare un funerale solenne per le vittime.
A invocare la pace, sia il cardinale Nzapalainga insieme all’imam presidente della comunità islamica centrafricana.
Ma cosa è successo esattamente? Settimane fa sono scoppiati nuovi scontri tra l’UPC (Unité pour la Paix en Centrafrique), nato dalla divisione dei ribelli Seleka, e i miliziani anti Balaka, gruppi già al centro del conflitto scoppiato nel 2013. La Seleka puntava alla conquista del potere, ma non essendoci riuscita si è scissa in vari gruppi di ribelli che compiono diversi attacchi sul territorio (secondo diverse stime, almeno l’80% del Centrafrica è funestato da queste violenze).